Perché il Playtime tutti i giorni da 0 a 6 anni?
A sei anni il bambino entra nel mondo della scuola e incontra l’inglese. Gli italiani, si sa, non amano molto le lingue straniere, ma in questo caso non c’è via di fuga: il piccolo si aspetta di essere aiutato nei compiti a casa e spesso affronta lo studio della nuova lingua con scetticismo e difficoltà. Un problema che si potrebbe evitare utilizzando l’inglese, nei giochi, fin dalla più tenera età perché dalla nascita ai 3 anni abbiamo la capacità di memorizzare qualsiasi suono con risultati sorprendenti sia dal punto di vista quantitativo, il numero di suoni e parole, che qualitativa, il livello della dizione. English Playtime 0-6 nasce proprio per questo: guidare bambini e genitori in un percorso di apprendimento basato sui giochi per imparare divertendosi. È adatto a tutti, anche a chi non conosce una sola parola di inglese.
L’inglese dunque entra a far parte del quotidiano a casa e all’interno dei nidi e delle scuole materne, prima che ‘ci pensi’ la maestra di inglese delle elementari, che arriva 'troppo tardi', quando l’apprendimento non è più spontaneo. È infatti scientificamente provato che il cervello del bambino raggiunge il picco di apprendimento per le lingue verso i 9 mesi di vita. Negli anni successivi, la curva comincia a scendere, pur mantenendosi ad un buon livello fino a 6, 7 anni quando il cervello “chiude le porte” ai suoni che non sente mai. Con l’inizio dell’età scolare il cervello è in grado di apprendere “più alte cognizioni”, ma la capacità di imparare una seconda lingua spontaneamente diminuisce.
Perché il ‘family tutoring’ a casa?
Il ‘family tutoring’ consiste nella presenza a casa più volte a settimana di una persona madrelingua che gioca con i bambini in un ambiente per loro naturale e rilassante. Il lavoro a tutti gli effetti è assimilabile a quello di una tata (spesso presentata come un’amica di famiglia), solo che parla inglese. Lo scopo è quello di aumentare il tempo di esposizione alla seconda lingua in modo non invasivo e stimolare la comunicazione (per giocare devono comunicare). Ancora una volta si tratta di un progetto nato dall’esperienza personale. Ho utilizzato questo metodo per sviluppare nei miei bambini la voglia di comunicare in inglese in maniera stabile con una persona che non fosse la loro mamma.